Il dentista di Auschwitz (Italian Edition) by Jacobs Benjamin

Il dentista di Auschwitz (Italian Edition) by Jacobs Benjamin

autore:Jacobs, Benjamin [Jacobs, Benjamin]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Lager, Germania, Olocausto, Sopravvissuto ai campi di concentramento, Sterminio di massa, Memorie, Grande Guerra, Storia vera, Ebrei, Razzismo, Gingko edizioni, Nazismo, Hitler
pubblicato: 2013-11-21T16:00:00+00:00


« Con le ferite guarite il detenuto sarà produttivo di nuovo ».

Normalmente questo avrebbe avuto un senso, ma non lo ebbe per quell’uomo.

Il comandante disse che non avrebbe tollerato più detenuti inattiviti nel campo se lui li avesse reputati capaci di lavorare. Come risultato, il dottor Seidel dovette mandare molti detenuti al lavoro che avrebbe potuto altrimenti esentare.

Anche se avevamo sentito parlare della ‘‘Soluzione Finale’’ e ne conoscevamo il significato, era difficile metabolizzare questa nuova linea dura che minacciava la vita di tutti. Era diventata la preoccupazione principale del campo.

I nostri giorni a Gutenbrunn erano ancora più travagliati. Un senso di catastrofe aleggiava nell’aria. In più di due anni nei campi di lavoro, non avevo mai visto tanta angoscia. Ben presto notammo cambiamenti significativi. Ci dissero che i russi stavano correndo attraverso la Polonia. Le guardie ci guardavano come falchi. Andò avanti così fino all’inizio di agosto del 1943, quando la nostra deportazione fu annunciata.

Un giorno Rachmiel mi informò che Zosia era fuori dalla finestra della cucina in attesa di parlarmi. Non era più possibile per me lasciare il terreno del campo. Andai alla cucina, e mi sporsi sulle finestre sbarrate dalle grate. Quando lei mi sentì parlare dei piani per la nostra deportazione immediata, mi ricordò l’offerta ancora valida della sua famiglia.

« Posso ancora trovare un modo per farti lasciare Gutenbrunn? » chiese. « Noi vi preghiamo ».

Anch’io avevo pensato a quello che sarebbe successo da lì a poco. Se avessi saputo prima che saremmo stati deportati, io e mio padre avremmo probabilmente scelto di andare da Zosia. Ma ormai era troppo tardi. Zosia e io ci lanciammo un ultimo sguardo e ci dicemmo addio. Le sue ultime parole furono: « Ti troverò e verrò a farti visita, ovunque tu sia ».

Quel giorno fu l’ultima volta che ci vedemmo. Ricordo Zosia come un amorevole essere umano. Era sempre stata pronta ad aiutarci, a prescindere dalle difficoltà che doveva affrontare o dai rischi che ricadevano sulle sue spalle. In un mondo di terrore, in un universo disseminato di odio, lei ancora ci guardava come esseri umani.

Tutti i miei tentativi di trovarla dopo la guerra risultarono infruttuosi. Mi fu detto che era morta in un bombardamento alleato da qualche parte in Germania, dove stava lavorando come operaia forzata.

Pochi giorni dopo l’ultima sua visita, i capi del campo smisero di mandarci a lavorare e Grimm ci annunciò che saremmo partiti entro un paio di giorni.

Quando mi recai in infermeria per l’ultima volta, vi trovai alcuni detenuti ammalati che mi fissavano. Sapevo che sarebbero stati lasciati indietro, e loro stessi per primi erano coscienti che il destino era stato già deciso. Dopo aver raccolto i miei strumenti, non fui capasce di dirgli addio. Sarebbe stato troppo doloroso.

Mi strinsi a papà nella sua cuccetta. Fu una lunga notte silenziosa. Solo un occasionale sospiro si faceva sentire. Il pensiero di ciò che ci attendeva rodeva tutti noi. L’incertezza poneva in secondo piano persino il mio mal di stomaco. Ascoltai il battito cardiaco di mio padre e ricordai quando, da ragazzo, mi ero seduto sulle sue ginocchia sentendomi caldo e protetto.



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